Ora mi affaccio alla finestra e urlo.
Ditemi se qualcuno mi sente.
Urlate anche voi! Urliamo tutti!
Anche il mondo ha bisogno di sfogarsi, di urlare dalla gioia o dalla rabbia, ogni tanto.
E se i vicini vi urleranno contro, non lo sanno, ma fanno parte del gioco.

INSERT COINS.

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"..ti accorgi che puoi prendere in mano la tua vita."
prego, notare il "puoi".
Diciamo che potresti. Forse.
La cosa che mi fa..no, non arrabbiare. Che mi delude, è che non è una persona a decidere per me, o un dovere, o una promessa. è una circostanza logistica.
Mioddioiche tristezza.
Una possibilità in meno.
Sarò ossessionata
ma crescono le percentuali che l'anno prossimo sia ancora qui. Tutti i giorni. Tutto il giorno. Che nulla cambi.

Prego, devo andare a deprimermi da qualche parte.

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Now that I've lost everything to you
You say you wanna start something new
And it's breakin' my heart you're leavin'
Baby, I'm grievin'
But if you wanna leave, take good care
I hope you have a lot of nice things to wear
But then a lot of nice things turn bad out there

[Chorus:] Oh, baby, baby, it's a wild world
It's hard to get by just upon a smile
Oh, baby, baby, it's a wild world
I'll always remember you like a child, girl

You know I've seen a lot of what the world can do
And it's breakin' my heart in two
Because I never wanna see you a sad girl
Don't be a bad girl
But if you wanna leave, take good care
I hope you make a lot of nice friends out there
But just remember there's a lot of bad and beware

[Chorus] Baby, I love you
But if you wanna leave, take good care
I hope you make a lot of nice friends out there
But just remember there's a lot of bad and beware

[Chorus] Baby, I love you
But if you wanna leave, take good care
I hope you make a lot of nice friends out there

But just remember there's a lot of bad and beware

_sta diventando un blog di tormentoni_

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ubriaco canta amore alle persiane
seduto sull'asfalto che fuma
sembra un tempo da medioevoqualcuno dice che e' un pazzo
un altro dice non e' nessuno


Cara sono tornato!

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strano sapore lascia la gita del quinto anno.
Arrivati a un certo punto si promette la morte alla prossima persona che pronuncia queste fatidiche parole:"Ragazzi ma ci pensate? è l'ultima gita del nostro ultimo anno delle superiori!"
..
Non sembra anche a voi che codesti soggetti desiderino avidamente una musica drammatica/malinconica come accompagnamento alle loro parole?
..
Chissà se un suono di rivoltella ha lo stesso effetto..





Ahah come mi diverto a parlare come fossi personaggio di un film!




In tutti i casi, strano sapore sì, strano davvero.
(e ora vi tocca l'elenco dei vari ingredienti. Lo so, è una vita difficile..)
E di cosa sa, di cosa sa?
No davvero, non insistete. Va bene va bene ve lo dico. Certo che siete testardi eh?
Sa di Grecia, tanto per cominciare. Di mare, di nave, di cuccetta. Del primo sirtaki, del sapore che hanno 5 lingue straniere diverse parlate nel giro di mezz'ora. Del primo giorno, della prima conoscenza, del primo balcone e del primo albergatore che in italiano sa dire solo "basta"e "dormire". Quella prima sera sapeva di qualche goccia di vodka. Di un piccolo complotto, di un'amica lasciata sotto le lenzuola e di un'altra che indipendentemente scelse il gabinetto. Anzi, il cesso, che suona meglio. Già lì, sapeva tutto di ballo e, diamine sì, di risate.
Sa di un'alzata presto. Troppo presto. Sa di tutte le colazioni mancate, dei viaggi in pullman come unica occasione per dormire. Poteva sapere della mia voce ma ha deciso di non venire con me, quindi sapeva un po' di trans. Sa di frasi dette in vino veritas e poi dimenticate(?). Di sguardi che si dovrebbero evitare ma che si finisce per desiderare.
Da quanti anni e guarda un po', ci ritroviamo qui.
Sa di antichità, di siti archeologici, della Nora e di Bruno, sa della prof che balla con noi in discoteca, di Atene sporca e malandata, malfamata con i cani randagi. Sa anche di fisica e filosofia e simposi e delle risate finali, chissà come siamo arrivati a parlare di capelli. Sa di foto imbarazzanti. Dell'ultima sera. Di coca e rum, vodka e arancia, gin lemon e sa di quel cazzo di assenzio che no, forse non avrei dovuto bere. Sa di viaggi e di rotolamenti e di enjambent e di desideri di una notte per fortuna(?)mai avverati.
Da quanti anni e guarda un po', ci ritroviamo qui.
Sa dell'after, di valige fatte a caso, di ciabatte perse e colomba per terra, di pan di stelle e di pastissio, e ancora di nave, di mare, di clandestini, di pullman.
Dietro, quel retrogusto piacevole di circa 5 anni.

Sa di te.
Incredibile, da quanti anni e guarda un po', ci ritroviamo qui.

[pensierini prima di partire, parte 2]


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il sapore della libertà è la paura, solo chi ha paura della libertà ha il coraggio di inseguirla

[pensierini prima di partire, parte 1]

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Io sono tornata, e voi?
spero di no.
Io domani riparto, e voi?
spero di sì.

Quante ore è che sono qui?
Diamine, sembra un'era geologica. Un minuto lontano e già un'ora in patria sembra insopportabile.
è così strano non volere avere una base?


Ieri su una nave domani su un treno.

_la_ Suonatrice _e_ il_ suo_ Calipso_ vi_ salutano_ in_ attesa_ dell'invenzione _del _ teletrasporto_

[ho cambiato il template-dubbi domande consigli perplessità?]

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grazie al  lavelocitadelsogno.net

Sono onorato di essere qui con voi oggi, nel giorno della vostra laurea presso una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dir la verità, questa è l’occasione in cui mi sono più avvicinato ad un conferimento di titolo accademico. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui, nulla di speciale. Solo tre storie.

La prima storia parla di “unire i puntini”.

Ho abbandonato gli studi al Reed College dopo sei mesi, ma vi sono rimasto come imbucato per altri diciotto mesi, prima di lasciarlo definitivamente. Allora perchè ho smesso?

Tutto è cominciato prima che io nascessi. La mia madre biologica era laureanda ma ragazza-madre, decise perciò di darmi in adozione. Desiderava ardentemente che io fossi adottato da laureati, così tutto fu approntato affinché ciò avvenisse da parte di un avvocato e di sua moglie. All’ultimo minuto, appena nato, questi decisero che avrebbero preferito una femminuccia. Così quelli che poi sarebbero diventati i miei “veri” genitori, che allora si trovavano in una lista d’attesa per l’adozione, furono chiamati nel bel mezzo della notte e venne chiesto loro: “Abbiamo un bimbo, un maschietto, ‘indesiderato’: volete adottarlo?”. Loro risposero: “Certamente”. La mia madre biologica venne a sapere successivamente che mia mamma non aveva mai ottenuto la laurea e che mio padre non si era mai diplomato: per questo si rifiutò di firmare i documenti definitivi per l’adozione. Tornò sulla sua decisione solo qualche mese dopo, quando i miei genitori adottivi le promisero che un giorno sarei andato all’università.

Infine, diciassette anni dopo ci andai. Ingenuamente scelsi un’università che era costosa quanto Stanford, così tutti i risparmi dei miei genitori sarebbero stati spesi per la mia istruzione accademica. Dopo sei mesi, non riuscivo a comprenderne il valore: non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia vita e non avevo idea di come l’università mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Inoltre, come ho detto, stavo spendendo i soldi che i miei genitori avevano risparmiato per tutta la vita, così decisi di abbandonare, avendo fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Ok, ero piuttosto terrorizzato all’epoca, ma guardandomi indietro credo sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’istante in cui abbandonai potei smettere di assistere alle lezioni obbligatorie e cominciai a seguire quelle che mi sembravano interessanti.

Non era tutto così romantico al tempo. Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si sono rivelate inestimabili più avanti.

Lasciate che vi faccia un esempio: il Reed College a quel tempo offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto, erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dei caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’, e trovavo ciò affascinante.

Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi abbandonato gli studi, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spazialmente proporzionati. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun personal computer ora li avrebbe. Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida tipografia che ora possiedono. Certamente non era possibile all’epoca ‘unire i puntini’e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo.

Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro intuito, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… Questo approccio non mi ha mai lasciato a terra e ha fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia parla di amore e di perdita.

Sono stato molto fortunato - ho trovato cosa mi piaceva fare nella vita piuttosto in fretta. Io e Woz fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo appena vent’anni. Abbiamo lavorato duro, e in dieci anni Apple è cresciuta da noi due soli in un garage sino ad una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. Avevamo appena rilasciato la nostra migliore creazione - il Macintosh - un anno prima, e avevo appena compiuto trent’anni… quando venni licenziato. Come può una persona essere licenziata da una società che ha fondato? Beh, quando la Apple si sviluppò assumemmo una persona - che pensavamo fosse di grande talento - per dirigere la compagnia con me, e per il primo anno le cose andarono bene. In seguito però le nostre visioni sul futuro cominciarono a divergere finché non ci scontrammo. Quando successe, il nostro Consiglio di Amministrazione si schierò con lui. Così a trent’anni ero a spasso. E in maniera plateale. Ciò che aveva focalizzato la mia intera vita adulta non c’era più, e tutto questo fu devastante.

Non avevo la benché minima idea di cosa avrei fatto, per qualche mese. Sentivo di aver tradito la precedente generazione di imprenditori, che avevo lasciato cadere il testimone che mi era stato passato. Mi incontrai con David Packard e Bob Noyce e provai a scusarmi per aver mandato all’aria tutto così malamente: fu un vero fallimento pubblico, e arrivai addirittura a pensare di andarmene dalla Silicon Valley. Ma qualcosa cominciò a farsi strada dentro me: amavo ancora quello che avevo fatto, e ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato questa cosa, neanche un po’. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Così decisi di ricominciare.

Non potevo accorgermene allora, ma venne fuori che essere licenziato dalla Apple era la cosa migliore che mi sarebbe potuta capitare. La pesantezza del successo fu sostituita dalla bellezza di essere di nuovo un principiante, mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Nei cinque anni successivi fondai una Società chiamata NeXT, un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una splendida ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film di animazione interamente creato al computer, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione di maggior successo nel mondo. In una mirabile successione di accadimenti, Apple comprò NeXT, ritornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo alla NeXT è ora nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E io e Laurene abbiamo una splendida famiglia insieme.

Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo mi sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina con un saporaccio, ma presumo che ‘il paziente’ne avesse bisogno. Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il vostro lavoro quanto per chi amate. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà di fare quello che ritenete migliore per voi, quello che davvero amate fare. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi. Come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.

La mia terza storia parla della morte.

Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, prima o poi lo sarà veramente”. Mi fece una grande impressione, e da quel momento, per i successivi trentatrè anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa.

Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti della vita. Perché quasi tutto - tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento - sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarsi che moriremo è il modo migliore che conosco per evitare le trappola di pensare di avere qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è nessun motivo per non seguire il vostro cuore.

Circa un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Mi fecero una TAC alle sette e trenta del mattino, e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Fino ad allora non sapevo nemmeno cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che con ogni probabilità era un tipo di cancro incurabile, e avevo un’aspettativa di vita non superiore ai tre-sei mesi. Il mio dottore mi consigliò di tornare a casa ‘a sistemare i miei affari’, che è il messaggio in codice dei medici per dirti di prepararti a morire. Significa che devi cercare di dire ai tuoi figli tutto quello che pensavi di dirgli nei prossimi dieci anni in pochi mesi. Significa che devi fare in modo che tutto sia a posto, così da rendere la cosa più semplice per la tua famiglia. Significa che devi pronunciare i tuoi ‘addio’.

Ho vissuto con quella spada di Damocle per tutto il giorno. In seguito quella sera ho fatto una biopsia, dove mi infilarono una sonda nella gola, attraverso il mio stomaco fin dentro l’intestino, inserirono una sonda nel pancreas e prelevarono alcune cellule del tumore. Ero in anestesia totale, ma mia moglie, che era lì, mi disse che quando videro le cellule al microscopio, i dottori cominciarono a gridare perché venne fuori che si trattava una forma molto rara di cancro curabile attraverso la chirurgia. Così mi sono operato e ora sto bene.

È stata la volta in cui mi sono trovato più vicino alla morte, e spero rimanga tale per molti decenni ancora. Essendoci passato, posso dirvi ora qualcosa con maggiore certezza rispetto a quando la morte per me era solo un puro concetto intellettuale.

Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’ e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità.

Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere seguendo i risultati del pensiero di altri. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava “The whole Earth catalog”, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idelista, e pieno di concetti chiari e nozioni preziose.

Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di The whole Earth catalog, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro messaggio di congedo, e ho sempre sperato questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi.

Siate affamati. Siate folli.

Grazie.

Steve Jobs, Chief Executive Officer of Apple Computer and of Pixar Animation Studios
Stanford University, California - June 12, 2005.


[parto alla volta dell'olimpo. prima tappa: traghetto ad ancona, poi verso l'infinito e oltre! baci]

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